domenica 7 gennaio 2018

Alfa Romeo Targa Florio

Buongiorno a tutti,

le auto e le corse hanno da sempre affascinato l’uomo: il brivido della velocità; il fascino del pericolo mentre si corre a bordo di un bolide alla ricerca di un traguardo; la lotta non sempre “cavalleresca” contro il tempo e gli avversari. Perché vincere, dominare, raggiungere e superare i propri limiti è da sempre l’obiettivo del pilota.

Questo concetto vale per tutto il mondo e anche in Italia lo si conosce da sempre. Da noi sono nate le corse più belle del mondo: la Targa Florio, considerata la corsa più antica (1906); la Milano-Laghi del 1924, la prima strada realizzata per correre (non un circuito come ad Avos), e molte altre. I nomi di tali corse e dei “pazzi” che montavano quelle quattro ruote sono leggenda.


Tanto è stato scritto sulle corse automobilistiche e molto altro ancora si potrebbe dire, anche solo per parlare di quelle curiosità sconosciute a molti. Come il  fatto che quelle “nonnine scoppiettanti” non avevano nulla da invidiare in fatto di velocità ai bolidi odierni. La Mercedes W125 Avus del 1937 superava i 350 km/h e le stesse auto da corsa dei primi decenni del 900’, pur essendo molto pesanti e con freni  nei primi tempi solo sulle ruote posteriori, superavano i 140 km/h (correndo su certe "strade", per di più!)

Le corse davano anche un notevole aiuto all’industria automobilistica. Le vetture i cui marchi vincevano le corse più famose diventavano infatti automaticamente le auto più desiderate e anche oggi quelle macchine restato il sogno di molti appassionati.


In passato vi ho fatto vedere il restauro di uno di quei “bolidi”, la FIAT 501 S del 1921 (post del febbraio 2014), oggi invece vi mostrerò un'altra  mitica vettura da corsa e cioè la ALFA ROMEO RL del 1923- 25.


Per quanto riguarda il suo restauro non mi dilungherò sul modo di eseguirlo perché è del tutto simile  agli altri da me descritti. Vi mostro invece la scocca in legno come risulta priva delle lamiere che la rivestono. Giudicate voi se non è proprio bella.

Arrivederci alla prossima volta!




sabato 8 ottobre 2016


Buongiorno a tutti,

oggi ho deciso di parlarvi di una parte essenziale dell’automobile spesso, a torto, poco considerata: la ruota.

Fin dalle origini e per molti anni il legno ha costituito il materiale principale con cui venivano realizzate le ruote delle automobili. 

Quest'ultime infatti, essendo l’evoluzione delle carrozze, avevano mutuato da queste anche la tipologia delle ruote.
Nel corso del tempo, al legno vennero progressivamente associati materiali quali il ferro e la gomma, che arrivarono poi – come ben sappiamo –  a sostituirlo del tutto.



Come nel resto del mondo, anche a Torino le fabbriche specializzate nella realizzazione di carrozze cominciarono a produrre autovetture e ne migliorarono le parti essenziali, ruote comprese. Un esempio è la carrozzeria Diatto nata nel 1835 proprio come fabbrica di carrozze e diventata poi una delle pioniere tra le produttrici di automobili dei primi del 900.

I vecchi “carradori” - così si chiamavano i costruttori di carri e soprattutto di ruote - perfezionarono sempre di più nel corso degli anni la loro tecnica di lavorazione delle ruote, rendendole più silenziose ed elastiche. 

Ottennero tale risultato ricoprendo il cerchio esterno di legno prima con gomma piena e poi con gli antesignani degli pneumatici, frutto di anni di studi e brevetti di nomi diventati celebri: la Good year (brevetto “vulcanizzazione” del 1839 ), la Dunlop (brevetto “cerchioni elastici a camera d’aria” del 1888 ), i fratelli Michelin (primo pneumatico su PEUGEOT o PANHARD del 1895).



Certo, la strada fu lunga, tortuosa e piena di imprevisti. Ne è un esempio la storia della PANHARD che corse la “Parigi-Bordeaux-Parigi” con pneumatici Michelin, arrivando 17esima dopo circa 60 forature (!)




Le difficoltà nel costruire e/o riparare ruote sono molteplici, a partire dal reperimento dei legni giusti e con una corretta stagionatura. Questo presupposto, valido anche per la scocca in legno della vettura, è a maggior ragione fondamentale per le ruote, in quanto ogni difetto di costruzione ha ripercussioni dannose sull'intera struttura della vettura.

Le essenze di legno più usate nella costruzione delle ruote (comprese quelle dei carri e delle carrozze) sono l’acero, la quercia, l’acacia, l’olmo e il noce, che devono però avere una stagionatura di almeno 10 anni.

Non è peraltro escluso che in un'unica ruota vengano usati più tipi di legno; sono ad esempio possibili combinazioni di acero per il mozzo, quercia per i raggi e noce o acero per la corona esterna.


Va da sé che la corretta esecuzione è un lavoro per professionisti competenti. 




lunedì 1 agosto 2016

Buongiorno,

dopo avervi mostrato i modelli in legno per la ricostruzione dei parafanghi di una vettura d’epoca, vi parlerò di un altro elemento che necessita spesso di un restauro completo al fine di terminare a regola d’arte un’auto d’epoca:  la capote


Tutte le vetture “scoperte”, piccole o grandi, spyder o torpedo che siano, necessitano di una capote.
In alcuni casi gli archi che la compongono sono solamente metallici – ed esulano quindi dalla mia competenza di scoccaio - in tanti  altri, invece, tali archi metallici vengono ricoperti da centine in legno.
Spesso, anzi, la parte finale di tali archi rimane a vista, non nascosta cioè dalla tela della capote, quindi le essenze di legno che la costituiscono devono essere di legni pregiati. 






Gli archi in legno servono soprattutto nelle vetture più grandi. Questo non solo per dare un supporto su cui inchiodare la pelle o la pegamoide, ma anche per dare una linea più morbida alla capote stessa. Ecco perché gli archi non sono tutti della stessa sezione e forma, ma ad esempio quello anteriore e l’ultimo sono di dimensioni maggiori.

Le modalità di costruzione della capote variano a seconda del periodo e della provenienza dell’auto d’epoca. Così possono essere in un pezzo unico piegato a vapore, oppure in parti giuntate da incastri di diverse tipologie.






Spesso si procede con la ricostruzione totale della capote. Più difficile è la riparazione di quelle originali, la cui fattibilità è strettamente legata allo stato conservativo. 

















sabato 11 giugno 2016

Buongiorno a tutti!

Nei miei post passati avevo parlato e fatto vedere solo di sfuggita quella parte del mio lavoro che riguarda la costruzione dei modelli in legno per la battitura delle lamiere.

In questi casi, diversamente dalla scocca, il legno non rimane nella vettura, ma serve unicamente per la costruzione del pezzo in lamiera mancante.

Come avete  potuto vedere nei post precedenti, questo capita spesso, anche per le calandre dei radiatori, nonché per la battitura dei parafanghi e delle vetture d’epoca (caso che vedrete negli esempi di oggi).










Per la costruzione dei modelli dei parafanghi vale la stessa procedura che vi ho descritto in precedenza con le scocche in legno, bisogna cioè partire da un disegno in scala 1:10 e portarlo in scala 1:1, disegnando poi delle sezioni ogni 20 cm.

Se come spesso accade i disegni delle case automobilistiche non esistono oppure comunque non si trovano, bisogna accontentarsi delle foto originali della vettura. 

E allora... buona ricerca!






venerdì 30 maggio 2014

Buongiorno a tutti,

nella pagina precedente a questa del mio blog ho approfittato dei saluti finali per estenderli ai miei “alunni” del corso A.S.I. di restauro, e alcuni di voi  mi hanno domandato di cosa si trattasse; per cui oggi vi voglio parlare del corso A.S.I  che si sta concludendo proprio in questo mese di maggio.

Si tratta del primo corso di formazione nel settore automotive per restauro  e prototipazione, voluto  e promosso  dall’A.S.I. (Automotoclub Storico Italiano) in collaborazione con la Piazza dei Mestieri di Torino.

L’intento è quello di tutelare il patrimonio del settore auto che per  professionalità  ed esperienza è stato ed è ben presente nel territorio torinese, rivolgendosi in particolare ai giovani.

In quest’ ottica  è stato  selezionato  un gruppo di 20 studenti, provenienti dal Piemonte alla Sicilia per  arrivare sino all’Argentina, sia diplomati che laureati, ma con un unico denominatore comune: la passione per l’auto e la sua storia.

Questa è la foto della 1° CLASSE del  corso 2013/ 2014 con alcuni docenti (tra cui il sottoscritto).



A me in particolare è stato chiesto di tenere lezioni sulla mia attività, sul mio lavoro passato e attuale, e siccome non si può pretendere che la passione abbia limiti, capite bene che ho iniziato tali lezioni dalle origini, ovvero dal carro dell’antichità, per passare poi alla carrozza (con tutti i suoi tipi).








Arrivando  alle prime vetture con motori a vapore per proseguire fino alle varie evoluzioni e innovazioni  dei motori a scoppio fino alle vetture del dopoguerra e ai carrozzieri, specialmente torinesi con il loro celebre salone dell’auto.





Ovviamente tenendo sempre come filo conduttore il mio lavoro di scoccaio.




Spero che quest’esperienza sicuramente positiva  possa continuare anche negli anni futuri e servire da sbocco lavorativo per i giovani….. con un occhio sempre al passato.